Punto 5 ...un pò di tempo fa...


“…allora vi era la lavorazione dei cappelli e dei cascami. In campagna si coltivava riso e grano come adesso. Padron Bisio fu il primo a mettere su una fabbrica di scarpe. Monsignor Dal Pozzo dalle braccia lunghe, le proverbiali braccia da monsignore, che come remi di barcé affondavano nelle capaci casse delle banche, quando vide che la gente tiene più a ripararsi i piedi che la testa, mandò a picco la fabbrica di cappelli e incoraggiò i diletti suoi compaesani a darsi alle scarpe. In un momento in corti e strade spuntarono e laboratori e artigianati e fabbriche di scarpe, e Vigevano diventò nel giro di pochi anni la terza capitale d’Italia, la capitale della scarpa…”.

Tratto da “Il calzolaio di Vigevano” di Lucio Mastronardi, questo brano può dare l’esempio di come una cittadina che scalpitava e fremeva già dalla fine del XIX secolo (a Vigevano sono nati il primo calzaturificio a modello industriale nel 1866, la prima fabbrica italiana di macchine per calzature nel 1901 e le prime scarpe da tennis in gomma nel ’29), arriva a produrre negli anni tra il 1950 ed il 1960 quasi 2 milioni di paia di scarpe al mese. Senza ombra di dubbio infatti gli anni d’oro della città sono stati quelli coincidenti con il boom economico italiano di quel periodo. Il rumore di sottofondo di Vigevano è uno solo, meccanico o manuale che sia. È in questo contesto che nasce il museo della calzatura, quello che oggi porta il nome di MIC.